I duecento spettatori che nel pomeriggio di domenica scorsa hanno riempito in ogni posto l’aula magna dell’oratorio del Duomo a Trento sono rimasti colpiti e gioiosamente conquistati dalla testimonianza radicale e gioiosa, robusta e innovativa della mistica francese Madeleine Delbrel (1904-1964) . Hanno anche compreso perchè il suo nome ricorra sempre più spesso nelle ricerche di santità quotidiana e le sue riflessioni siano rilanciate frequentemente anche da papa Francesco.
Hanno ringraziato gli attori della Compagnia Exire, arrivati per la prima volta in regione dalla Lombardia, per la capacità di personificare (non solo interpretare) le emozioni oltre che le conquiste spirituali che la giovane Madeleine ha vissuto nel suo cammino di convertita a Ivrì, una comunità della Dordogna. Guidato alla regia da Fabio Sarti, l’attore-drammaturgo Matteo Bonanni (supportato anche dal violino di Luca Rapazzini ) ha reso attraverso la tecnica del metateatro la difficoltà di riassumere al meglio in un’ora di rappresentazione le intuizioni di questa assistente sociale, divenuta poi raffinata scrittrice e poetessa cattolica.
Nella Francia tra le due guerre la sfida per un credente era il confronto con un ateismo ideologico – ben espresso da Angelo Zilio – che ha poi lasciato il posto ad altri ateismi ancora più impermeabili al messaggio cristiano, come la sopraffazione o l’indifferenza. L’autore del testo, Sergio di Benedetto, ha ricostruito negli elementi essenziali il contesto di quegli anni (compresa l’esperienza dei preti operai, prima sospesa poi riabilitata), riuscendo a distillare alcune idee cardine della spiritualità di Delbrel, sul viso dolce e limpido dell’attrice Miriam Podgornik: la fede come ricerca personale, sempre in movimento – evocata sul palco da una bicicletta spesso citata nei testi della mistica – l’incarnazione del Vangelo dentro il proprio tempo e dentro il quotidiano, la dimensione della gioia e dell’amicizia sociale.
Lo spettacolo – a conferma che come il teatro sacro, anche queste drammaturgie biografiche possono fare breccia nel pubblico di ogni età – lascia un senso di conforto e di leggerezza, come quei passi di ballo che i protagonisti condividono nel finale. “Soprattutto non essere rigido”, è il consiglio che in una poesia Madeleine riserva ad ogni cristiano: per “essere un buon danzatore”, per cui occorre affidarsi alla melodia che Dio suona, senza timori, senza malinconie. Un invito ripetuto a non stare fermi, ma a lasciarsi guidare e condurre nella serenità, sulle note di uno spartito divino, che è novità, freschezza, apertura, amore, pace, fervore, futuro. «Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito, ma c’è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi».
Al termine dello spettacolo – soltanto un’ora, ma di grande intensità – rimane dentro quest’invito molto giubilare a coltivare la speranza, affrontando anche tante “pazienze” – come le chiamava Madeleine – che la vita riserva e impone. Un messaggio apprezzato da tante famiglie e molti giovani che hanno risposto all’invito del Gruppo scout Trento 8 (in collaborazione con la Zona Agesci), la parrrocchia del Duomo e il Gruppo del Vangelo.
L’appuntamento con la Compagnia è per il prossimo allestimento dedicato a Piergiorgio Frassati.