Almeno 2.500 persone hanno partecipato, nella mattinata di venerdì 29 novembre, alla manifestazione indetta di Cgil e Uil in occasione della giornata di sciopero generale contro la legge di stabilità nazionale. Un lungo serpentone di lavoratori e lavoratrici di tutti i settori e di pensionati ha percorso via Rosmini e via Santa Croce, fino alla sede del commissariato del Governo per ribadire la netta contrarietà ad una manovra non condivisa con le parti sociali, che non contiene risposte per le emergenze del Paese, dai bassi salari alla sanità pubblica, dall’istruzione ad un modello fiscale iniquo.
Buona l’adesione allo sciopero nelle maggiori aziende metalmeccaniche con punte anche del 90% in produzione. “Questo sciopero è per dare voce a chi lavora, a chi con le proprie tasse tiene sostiene il Paese, a chi ha sempre meno voce perché schiacciato da un costo della vita in continua crescita. Questa non è la manifestazione solo dei no, abbiamo anche avanzato proposte che non sono state ascoltate dal Governo nel momento in cui Palazzo Chigi ha deciso per noi cittadini 7 anni di austerità”, ha detto il segretario della Cgil del Trentino Andrea Grosselli, mentre il numero uno della Uil provinciale Walter Alotti ha ricordato che il Governo si è rifiutato di prendere le risorse necessarie alla manovra dove c’erano. “Non si toccano gli extraprofitti delle banche né delle grandi aziende. Si mettono le mani sempre nelle tasche di lavoratori e pensionati che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo e si applica una flat tax iniqua”.
A chiudere gli interventi il segretario nazionale della Fillea Cgil Antonio Di Franco che ha rivendicato le proposte avanzate dal sindacato per migliorare la manovra e portarla vicino ai bisogni delle cittadine e dei cittadini. “Abbiamo proposto di investire i 17miliardi di tasse in più pagate dai cittadini e dai pensionati per la detassazione degli aumenti contrattuali, per rafforzare l’istruzione e la sanità pubblica, insomma per dare risposte al Paese. E’ forse una risposta il concordato in un Paese che ha 250miliardi di evasione? Oppure l’aumento del 6% delle retribuzioni nei contratti pubblici con un’inflazione a doppia cifra? E’ tempo di redistribuire a chi produce e paga le tasse, invece non guardano all’emergenza del paese, alle crisi industriali, alla crisi climatica, al disperato fabbisogno abitativo di moltissime famiglie. Hanno rifiutato ogni tipo di confronto”, ha concluso.