Ghiacciai, addio? Un bene da preservare, l’appello delle associazioni ambientaliste e della Sat

M:onte Bianco Mer de glace. Foto Archivio Legambiente

Se non ridurremo le emissioni di gas serra, nel 2050 avremo perso quasi la metà (il 48,5%) della superficie attualmente coperta dai ghiacciai sulle Alpi italiane, mentre nel 2100 dovremo dire addio alla quasi totalità (il 94%) della superficie dei nostri giganti bianchi. È quanto emerge dal rapporto “Ghiacciai italiani, addio” diffuso oggi da Greenpeace Italia, in occasione della Giornata mondiale dei ghiacciai (21 marzo) e alla vigilia della Giornata mondiale dell’acqua (22 marzo), quest’anno anch’essa dedicata alla protezione dei ghiacciai.

La proiezione sul Ghiacciaio Presena Ovest realizzata da Greenpeace

Per sensibilizzare sui rischi di perdere questi preziosi ecosistemi alpini, nei giorni scorsi Greenpeace ha realizzato un’enorme proiezione sul ghiacciaio Presena Ovest, in Trentino-Alto Adige, dando simbolicamente voce al grido di aiuto che arriva dai giganti di ghiaccio italiani, sempre più minacciati dal riscaldamento globale.

Preserviamo i ghiacciai, sentinelle del clima

A Casa Sat a Trento la mostra “Freeze the Future- Osserva rifletti agisci”

“Preserviamo i ghiacciai, proteggiamo il nostro futuro” è anche l’appello lanciato dalla Sat – Società Alpinisti Tridentini, che ha inaugurato a Casa Sat in via Manci a Trento la mostra “Freeze the Future – Osserva Rifletti Agisci”, e presentato l’omonimo progetto, promosso insieme ai suoi partner strategici (La Sportiva, Dolomiti Energia, Itas, Casse Rurali, Surgiva e Risto3), per sensibilizzare sull’urgenza di preservare e proteggere i ghiacciai, risorse fondamentali per il pianeta in occasione delle iniziative per il 2025, proclamato dall’Onu “Anno Internazionale a tutela dei Ghiacciai”.

“I ghiacciai sono vere e proprie sentinelle del clima, la cui rapida fusione ha conseguenze dirette sugli ecosistemi, sulle risorse idriche e sulla stabilità ambientale”, ha osservato il presidente della Sat, Cristian Ferrari, che è anche l’autore delle fotografie in mostra, realizzate nel corso dei rilievi che la Commissione Glaciologica della Sat esegue durante l’attività di rilevazione e misurazione dei ghiacciai.

Dalla fine della Piccola Età Glaciale, un periodo più freddo rispetto all’attuale terminato nella seconda metà dell’800, le fronti dei ghiacciai si sono ritirate sempre più in alto perdendo chilometri di terreno e arroccandosi in quota; un fenomeno che è si è accentuato negli ultimi decenni. Il 2022 e il 2023, in particolare, sono state annate critiche, caratterizzate da scarse precipitazioni nevose invernali e da estati torride anche in quota che hanno determinato un arretramento generale delle fronti glaciali a livelli mai misurati in precedenza.

L’opera “Albedo, memorie di un gigante”, dell’artista trentino Federico Seppi

Oltre alla mostra fotografica, la Casa della Sat ospita anche l’opera “Albedo, memorie di un gigante”, dell’artista trentino Federico Seppi. Un’installazione che raffigura il ghiacciaio Adamello, composta da quattro pannelli in legno di pioppo, foglie argento e rame ossidato, per una dimensione di 2,5 m di altezza e 3,75 m di lunghezza. “Il ghiacciaio è uno scrigno di memorie, è il luogo in cui la natura disegna sé stessa erodendo la pelle del mondo per mettere alla luce la propria anima ed è per questo metafora dell’esistenza e della sua metamorfosi”, ha spiegato Seppi.

Un plauso per la mostra e le iniziative della Sat per far crescere la consapevolezza dell’importanza dei ghiacciai dell’arco alpino è venuto dalla vice presidente della Provincia Autonoma di Trento, Francesca Gerosa, e dall’assessora all’ambiente del Comune di Trento, Giulia Casonato. “Il tema non può lasciare indifferenti, occorre avere consapevolezza del momento presente che stiamo vivendo e del futuro che vogliamo costruire. Io sono ottimista, vedo che i nostri giovani hanno questa consapevolezza – ha osservato Gerosa -. Stiamo entrando nel vivo dell’Anno Internazionale per la conservazione dei Ghiacciai con una serie di iniziative per promuovere la conservazione di un patrimonio naturale universale e attivare una ‘cittadinanza ambientale’ sempre più consapevole”.  “I cambiamenti climatici, di cui i ghiacciai sono un indicatore reale e simbolico, ci impongono di aumentare l’attenzione e l’impegno per ridurre il nostro impatto sull’ambiente”, le ha fatto eco Casonato. “Per farlo, è fondamentale unire le forze tra istituzioni, realtà del territorio e cittadinanza, promuovendo una nuova cultura e un senso di responsabilità diffuso rispetto alle conseguenze delle nostre azioni sull’ambiente”.

La conferenza stampa è stata l’occasione anche per ricordare il documento programmatico per l’anno 2025 che scandisce le tante attività “ordinarie” che caratterizzano la Sat.

La mostra, che si distende negli spazi comuni di Casa Sat, si potrà visitare fino al 20 giugno.

Un Centro glaciologico alla diga del Careser

In occasione della Giornata mondiale dei ghiacciai, il Dipartimento Protezione civile, foreste e fauna, il Servizio Sviluppo sostenibile e aree protette della Provincia Autonoma di Trento e altre realtà del territorio hanno promosso due iniziative.

Ai piedi di quattro ghiacciai, nelle località di Pejo, Pinzolo, Marmolada e Presena sono stati installati poster informativi per evidenziare, attraverso fotografie scattate in diversi periodi temporali, l’evidente riduzione dei ghiacciai.

Il Parco Nazionale dello Stelvio a scopo divulgativo sta completando la realizzazione, nei pressi della diga a 2.600 metri di quota, del Centro glaciologico Careser, ospitato nella ex mensa della diga messa a disposizione da Hydro Dolomiti Energia, che sarà inaugurato il 4 luglio 2025. L’iniziativa nasce da un’idea della Commissione glaciologica della Sat, condivisa dal Comitato provinciale di coordinamento e d’indirizzo del Parco Nazionale dello Stelvio. Il Centro racconta attraverso testi, immagini e plastici caratteristiche fisiche, trasformazioni, storia degli ambienti glaciali. Da sottolineare il contributo degli studenti e delle studentesse del Liceo artistico Vittoria di Trento che hanno colorato i plastici che rappresentano in scala il ghiacciaio de La Mare e il ghiacciaio del Careser.

Un Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai

Riduzione delle emissioni di gas serra limitando il riscaldamento globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali e più azioni di adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici sui ghiacciai: sono i due pilastri del Manifesto europeo per una governance dei ghiacciai (file pdf), presentato, alla vigilia della Giornata internazionale dei ghiacciai, all’Università di Milano da CAI, CGI, CIPRA Italia, EUMA e Legambiente, insieme a una rete di 60 firmatari tra ONG, enti di ricerca  e altre organizzazioni, tra cui anche il Muse – Museo delle Scienze di Trento.

L’Europa centrale con Alpi e Pirenei è l’area montana più colpita: qui le montagne si stanno riscaldando a una velocità doppia rispetto al resto del Pianeta con ripercussioni a valle, su comunità locali ed ecosistemi. Ma in tutto il mondo aumenta la fusione dei corpi glaciali.

Negli ultimi 23 anni, dal 2000 al 2023, secondo gli ultimi studi scientifici, i ghiacciai globali, escludendo le calotte continentali di Antartide e Groenlandia, hanno perso il 5,4% della loro massa, una riduzione pari a circa 6558 miliardi di tonnellate.

I firmatari del Manifesto sono tutti uniti nel ribadire l’importanza di avviare una governance europea per tutelare e difendere la criosfera, che comprende ghiacciai, calotte glaciali, neve, ghiaccio marino e permafrost, insieme alle aree periglaciali e proglaciali e che rappresentano una delle componenti più sensibili dell’ambiente terrestre.

Si stima, ad esempio, che riducendo le emissioni si potrebbero salvare i ghiacciai in 2/3 dei siti del patrimonio mondiale. Ad esempio, con emissioni molto basse e il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2050, in alcune zone, come ad esempio l’Himalaya, fino al 40% del ghiaccio regionale potrebbe essere preservato, e alcune aree glaciali potrebbero addirittura iniziare una lenta ricrescita tra il 2100 e il 2300.  Anche in Asia centrale e nelle Ande meridionali, una riduzione rapida delle emissioni, in linea con il limite di 1,5°C, permetterebbe di conservare il doppio del ghiaccio rispetto agli scenari più critici.

 

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