Identità personale e accettazione delle diversità sono due tematiche spesso raccontate negli albi illustrati. Fanno leva sul grande bisogno che le persone hanno, fin da piccole, di riconoscersi, di sapere chi sono, di voler essere se stesse e di relazionarsi con gli altri in modo onesto e rispettoso. I buoni albi illustrati sanno raccontare tutto ciò in modo creativo e con leggerezza.
Uno di questi è Strano (Il Barbagianni; da 4 anni). Un albo colorato e divertente che gioca tutta la sua narrazione intorno a uno di quei berretti con le orecchie da animale che molto piacciono a (quasi) tutti i bambini. Antonio, il protagonista, va molto fiero delle sue orecchie da orso. Un giorno, però, arrivando a scuola diventa lo zimbello della classe: tutti lo prendono in giro deridendo il suo copricapo. Il bambino, allora, chiede l’opinione a diverse altre persone, al sarto, alla parrucchiera, al commerciante del mercato: tutti gli dicono praticamente che quelle orecchie sono inguardabili, tant’è che una signora alla fermata dell’autobus perfino si spaventa. Guardandosi allo specchio e pensando a ciò che ha sentito, Antonio non capisce cosa c’è che non va, ma riflette che se tutti gli hanno dato la stessa risposta, allora forse hanno ragione. Quindi, il giorno dopo…
È probabile che Antonio abbia indossato anche prima di quel giorno il suo berretto con le orecchie e ciò, fin lì, era apparso del tutto normale. Non sappiamo con sicurezza cosa sia successo anche se possiamo intuirlo. Forse, l’albo racconta di quando Antonio è cresciuto e dalla scuola dell’infanzia è passato alla scuola primaria, un passaggio che fa sentire i bambini “grandi” e quindi, naturalmente pian piano cambiano modo di vestirsi, di parlare, di giocare e di relazionarsi. Oppure le orecchie sul berretto sono semplicemente una metafora e la storia va letta con il gusto di leggere una vicenda divertente che usa l’ironia per sottendere altri concetti come l’identità, le apparenze, l’omologazione e l’accettazione. Non importa. Lasciamo che la storia venga letta, prima di tutto, con piacere e poi lavori dentro i suoi lettori e acquisti per ognuno il suo proprio significato.
Dal punto di vista delle illustrazioni e dell’impostazione grafica il lavoro è interessante e curato. Le immagini sono piacevoli e divertenti. Il testo è essenziale e preciso perché sono le dettagliate illustrazioni a creare il grosso della narrazione. La scelta del font maiuscolo per i commenti alle orecchie sottolinea con forza la non comprensione della specificità che è di Antonio. Anche perché il finale della storia, compresa la piccola “tavola riassuntiva” e gli interni di copertina, se considerati nell’insieme, invitano all’inclusione coronando quella che fin dall’inizio è stata l’intenzione dell’autrice con la scelta del titolo: “Strano”, una parola libera che, in fondo, non ha accezione né positiva né negativa.