Un’altra Biancaneve nella fiaba di Fabian Negrin

Le fiabe classiche da proporre in versione originale ai lettori più grandini sono un ricco e piacevole strumento che permette loro di vivere avventure ed emozioni, anche forti, di osservare reazioni e stati d’animo, di immedesimarsi in personaggi e situazioni e così riconoscere, simbolizzare, prendere coscienza e sperimentare “la vita” in tutta sicurezza e senza essere coinvolti in prima persona.

Anche le rivisitazioni delle fiabe hanno una loro ragione d’essere: avendo bene in mente la versione originale, gli autori che le riscrivono mirano non solo a raccontare una storia piacevole, ma anche a sollecitare la fantasia dei bambini e con loro sperimentare una diversa libertà espressiva, mantenendo il più possibile le strutture e l’universalità dei contenuti delle fiabe di partenza.

Tra le riscritture di fiabe ci sono molti lavori di dubbia qualità, altri, invece, sono di valore e di interesse per grandi e bambini. Uno di questi è Bianca come la neve (Orecchio Acerbo; età 8+) di Fabian Negrin.

L’ambientazione è una landa fredda e polare dove dominano il bianco e il gelo. Una bambina nasce da un uovo perfettamente bianco posato sulla neve dalla sua madre-matrigna, tipica strega/regina delle nevi crudele e selvatica. La bambina è bianca e perfetta: l’incarnazione della purezza e del candore e sul capo porta un berretto di piume che somiglia a un cigno. Una volta all’anno la regina fa un incantesimo: con una punta di ghiaccio si punge un dito fino a che il male non le fa cadere una lacrima che subito diventa ghiaccio. Guardandola in controluce le chiede “Lacrima dei miei pensieri, grevi specchio dei momenti lievi, chi è la regina delle nevi?”. La lacrima un giorno inaspettatamente risponde: “Ieri eri tu delle nevi la regina, ma oggi c’è una pallida bambina, imperatrice del bianco e della brina”. Come nella versione originale, la regina ordina la morte della figliastra, ma non al cacciatore, bensì agli animali artici che impietositesi la accompagnano verso sud, lontana dai ghiacci. Qui la piccola scopre un mondo nuovo coloratissimo e meraviglioso e viene accolta nella casetta di alcuni nani dove, dopo qualche tempo, arriva pure una vecchina con una mela… Un morso, il ghiaccio che avvolge la bambina per cento anni, un bambino dalla pelle di gatto che la bacia e il giorno dopo, i due diafani e candidi ragazzini raggiungono felici il regno del Principe Gatto, su oltre le montagne.

Fabian Negrin ci propone un racconto perfettamente equilibrato che rivela la profonda conoscenza che ha delle fiabe e delle loro strutture, delle loro modalità narrative con le tipiche formule di apertura e chiusura e le implicazioni simboliche e metaforiche che arricchiscono i contenuti e li rendono universali. Il sapore della tradizione orale pervade ogni pagina di questo libro che, grazie alla qualità del testo e alle affascinanti illustrazioni è di piacevole lettura. Un libro che per nulla assomiglia ai giochi stilistici che a volte si trovano nelle trascrizioni delle storie classiche. Un libro che non è neanche un esempio di tecnica narrativa che strizza l’occhio a un particolare target di pubblico con un doppio scopo pedagogico ed educativo. Questa di Negrin è semplicemente un’altra Biancaneve che, come l’originale, tanto ha da offrire ai suoi lettori, perché le fiabe classiche e le loro buone riscritture non tramontano mai e tanto hanno ancora da raccontare.

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